La bellezza dei percorsi incompiuti sta nel poterli riprendere.
Nel decidere di abbandonarli, o di percorrerli ancora.
Come quelle strade che debbono essere attraversate più volte
perché siano comprese.
Quelle strade che riempiono le mattinate d’inverno,
chiare, lunghe e silenziose;
quelle strade che affollano la mente,
che, lente, si intrecciano
e frenano il fluire dei pensieri.
Le strade lungo cui le parole si affannano
a descrivere impressioni
che sanno di non poter custodire.
Strade come sentieri, cammini, infiniti tragitti popolati di incontri
e di confuse memorie.
Strade fatte di paesaggi, e passaggi irrisolti,
di scelte sbagliate, emozioni taciute,
di interruzioni, intenzioni, decisioni
false partenze e improvvisi stupori.
Strade da percorrere all’indietro
perché tutto possa essere più chiaro.
E crollino così le incertezze
le paure
le inibizioni,
si spezzino i legami
si ricompongano i frammenti
di emozioni soppresse
si torni a dare un senso
alle parole allora perse
e le espressioni, dimesse,
si colorino di nuova luce.
E sia l’inverno, col suo tempo
a ricondurmi al principio del cammino
in cerca di un mattino
o di un percorso da terminare.
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