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martedì 22 dicembre 2009

mercoledì 9 dicembre 2009

°°aBusy°°

chiamale coincidenze
chiamalo caso
chiamala accidentale fatalitá

quella per cui il giorno in cui decidi di indossare l'ultimo paio di tacchi alti si scatena il diluvio
quella secondo cui il miglior buffet del giorno viene offerto da un partito di velata ispirazione nazifascista
quella che governa la politica dell'ascensore, cui precetto fondamentale vuole che ci si astenga da ogni commento sui presenti se non si é certi che nessuno comprenda la lingua in cui si parla

chiamala astinenza
chiamala indipendenza
chiamala ricerca della felicitá
quella per cui si deve passare attraverso le formalitá del quotidiano
quella che vorrebbe poter vincere sulla frenesia e sull'ordinarietá

quella che é scopo e ragione di questo continuo correr dietro riunioni, scadenze, numeri e parole

sará dovuto al caso il movimento silenzioso dei fili del mondo
sará solo nella mia testa
sará forse solo parte della veritá, che é da sempre un concetto assai piú grande di ogni definizione

sará forse la parte piú vera della facciata di questo microcosmo che si finge trasparente


chiamalo destino beffardo
quello che gestisce gli scioperi dei trasporti
la meteorologia locale
gli incontri in farmacia
gli orari d'apertura degli sportelli bancari

chiamala malinconia
e voglia di rivelare l'essenza di quel che qui accade
chiamala ipocrisia
chiamala apparenza
chiamala incapacitá di sollevare quel velo che tutto avvolge
fino a renderlo sorprendentemente transitorio

come questo cielo
in cui i soli punti fermi
sembrano essere le nubi

mercoledì 4 novembre 2009

<>




di colpo il vuoto

di colpo la mancanza di qualcosa di qualcuno che ti fa affondare e scivolare via dal corpo

di colpo l'assenza la rabbia la cura l'eccitazione di colpo un lungo sonno da cui ti svegli per ripiombare nel buio

all'improvviso un tasto un battito e un altro e un altro ancora poi un boato e il frastuono di mille armi di vetri rotti di mani che s'agitano e tremano in aria mani che stringono altre mani che sollevano bicchieri che danzano a ritmo di bop e senti che tutto attorno è d'improvviso più leggero più lieve

e il mondo fuori va veloce e la pioggia cade e rende questa città ancor più grigia e malinconica
ma la tristezza non fa rumore

e ancora corrono svelte le dita su quelle corde e il sangue scorre caldo e lento mentre questo ritmo invade la sala e riempie le menti e non c'è bisogno di cantare o di far finta di essere sobri per goderne

le note ti accarezzano
l'assolo ti culla
la melodia ti avvolge





poi
di colpo
l'ultimo accordo.

giovedì 22 ottobre 2009

COnFFEEssioni

non conoscevo l'inquietudine


fino a quando, durante una delle quotidiane salite e discese via ascensore, ho sollevato lo sguardo per posarlo sulla tabella indicante nomi e numeri da contattare in caso di guasto.


Thyssenkrupp.






non conoscevo l'inquietudine


fino a quando non ho realizzato che é usanza tipica locale 'abbellire' il proprio ufficio con immagini che ricordano a ciascuno il proprio paese. qui accanto ad esempio abbiamo l'intero catasto della bulgaria travestito da poster e una decina di bandierine inneggianti alla patria slovena.


stavo pensando di appendere salami, peperoncini e di adibire l'armadietto a riserva vinicola.



vedi mai mentre aspetto il servizio manutenzione.

sabato 10 ottobre 2009

happy up here


comincia tutto così.
con una lettera.
comincia tutto con una lettera, che generalmente è una maiuscola, a meno che non si tratti di adepti del filone chinaski e allora la lettera è sempre una lettera ma minuscola, il che non ne modifica l'essenza ma la forma. e si sa che in un mondo di forme è talvolta l'essenza a render vivi. e a dar forma alle cose.
l'essenza dunque, l'essence come la chiamano qui, ed inizia tutto così, alla ricerca del cuore della questione, del problema o della rissa, a seconda delle circostanze.
inizia con una lettera e con la volontà di scoprire quel che sta dietro a quella lettera.

inizia così una storia, un improvviso cambio scena, una nuova fase, inizia in fila davanti allo sportello della posta, inizia in un ascensore, inizia quando ci si riconosce per strada con una cartina in mano e allora si ride, ci si guarda negli occhi e si cerca l'essenza, the essence, e il più delle volte si finisce a farlo passando attraverso degli stereotipi, attraverso l'ovvio imbarazzo degli inizi, attraverso sant boniface e la grande place, ci si guarda e si ride perchè ancora una volta abbiamo dimenticato il badge a casa o ci siamo persi per qualche piano.

perchè è così che tutto ha inizio. perdendosi. e accettando di farlo.

ci si guarda, si ride, e allora si torna all'imbarazzo di cui sopra, per poi proseguire ciascuno per la propria strada e rincontrarsi, darsi tacito appuntamento al prossimo smarrimento, al prossimo coffi breik, alla prossima leffe bevuta d'un fiato, mentre ascolto dave douglas e penso che in fondo non ti ho mai perso di vista, che non ho mai voluto farlo e così aspetto di perdermi. per le strade di questo posto che a volte stonano col resto del mio mondo. tra le nuvole, quando mi addormento e di colpo atterro, in un paese che non è più il mio.

mi perdo, e tutto ricomincia da capo. seguendo una lettera, come nell'aeroporto. come nei corridoi. come in questa casa. che è inizio e fine di una parentesi. di un volo. di un punto.

(d)a capo.
Fin quando avrai voglia di perdermi.


martedì 29 settembre 2009

lunedì 14 settembre 2009

giovedì 10 settembre 2009

lo que fuimos

non si tratta di questo
non si tratta dell'amore delle storie dei casini
è complicato ho in mente un altro ho mille cose da fare non ho tempo non ho voglia di impegnarmi
non si tratta di questo non si tratta di te si tratta di me

quante volte ancora quante volte dobbiamo continuare a sentirci dire le stesse cose a guardarci negli occhi e a far finta che vada tutto bene quante volte ancora dobbiamo pensare di poter risolvere tutto così con te che mi stringi mi tieni e non mi parli io che ti osservo con la coda dell'occhio e intanto guardo fuori dal finestrino e mi distraggo


non si tratta di me è questa situazione ad essere sbagliata in partenza non è vero che ci sentiremo in settimana il telefono non squillerà come al solito lo farà solo quando ne avrai voglia o quando ne avremo voglia quando vorrai di nuovo sentire il mio respiro e la mia pelle addosso

entri ed esci dalla mia vita come dal mio corpo ed è un continuo lento andare venire e divenire ancora e ancora una di venire no non se ne parla e benchè possa sembrar bello non è altro che una lenta agonia e io ti guardo mi assento e mi guardo in quel momento in quell'istante e penso ad altro

penso a quello che potevamo dire fare toccare prima di arrivare a questo penso a come siamo arrivati fin qui e a come potremo scappare penso che non scapperemo mai e continuerai a assistere alla mia silente conquista

e intanto guardo guardo fuori e osservo la pioggia cadere sento freddo e guardo il finestrino appannarsi sento freddo e non ti sento non mi sento in grado di continuare così guardo fuori e mi concentro sulle gocce che scendono e che sbattono dure contro i vetri penso che non ritroveremo la strada di casa penso che tra un'ora devo partire e sono ancora qui e ho ceduto anche stavolta penso che non ti vedrò più e che alla fine sono solo parole finzioni follie di un momento di uno di quei momenti quando se ne dicono tante quando pensi in grande e improvvisamente tutto quel che è attorno scompare

allora mi concentro sulla radio sulla musica che invade la macchina e mi entra in testa e questa canzone che conosco e che mi chiede di svegliarti quando finirà settembre di svegliarti di svegliarmi e seguo le parole seguo le note pur di non seguirti in ciò che fai senti i miei capelli rossi addosso e tremi e ancora non riesci a guardarmi e forse stai ascoltando anche tu e vorresti ti svegliassi


l'estate è venuta e se n'è andata via e sono lontana lontana con la mente sono altrove sono in viaggio sono in fuga sono su una strada sono in corsa sono in fila sono sui miei passi sono di passaggio sono in attesa sono sulla soglia sono in partenza sono stanca sono di fretta sono ferma



sono sveglia





martedì 8 settembre 2009

°°°homeless°°°

da un lato quel che lascio

dall'altro quel che prendo

quel che trovo, quel che cerco

e quel che perdo

tra l'ansia delle prime volte
e quella che impedisce di lasciarsi andare


e in mezzo tutto ciò che non c'è ancora stato
quel che deve essere vissuto
detto

prima di poter essere rimpianto
o riassunto
in una sola parola

lunedì 31 agosto 2009

LEgaMi

l'oblio è una facoltà attiva

poiché siamo noi a scegliere cosa dimenticare

mercoledì 19 agosto 2009

^^casually^^

La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane


La costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un'altare di sabbia
in riva al mare

La costruzione del mio amore
mi piace guardarla salire
come un grattacielo di cento piani
o come un girasole

Ed io ci metto l'esperienza
come su un albero di Natale
come un regalo ad una sposa
un qualcosa che sta lí
e che non fa male

E ad ogni piano c'è un sorriso
per ogni inverno da passare
ad ogni piano un Paradiso
da consumare


Dietro una porta un po' d'amore
per quando non ci sarà tempo di fare l'amore
per quando vorrai buttare via
la mia sola fotografia

E intanto guardo questo amore
che si fa piú vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo

E sono qui
e mi meraviglia
tanto da mordermi le braccia,
ma no, son proprio io
lo specchio ha la mia faccia

Sono io che guardo questo amore
che si fa più vicino al cielo
come se dopo l'orizzonte
ci fosse ancora cielo

E tutto ció mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso

E la fortuna di un amore
come lo so che può cambiare
dopo si dice l'ho fatto per fare
ma era per non morire

Si dice che bello tornare alla vita
che mi era sembrata finita
che bello tornare a vedere
e quel che è peggio è che è tutto vero
perché

La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane


La costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un'altare di sabbia
in riva al mare

E intanto guardo questo amore
che si fa piú vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo

E sono qui
e mi meraviglia
tanto da mordermi le braccia,
ma no, son proprio io
lo specchio ha la mia faccia

Sono io che guardo questo amore
che si fa grande come il cielo
come se dopo l'orizzonte
ci fosse ancora cielo

E tutto ció mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso

Sì.

domenica 2 agosto 2009

__pier river__

Odio l’estate. sarà quella canzone che ascolta mia madre ogni giorno a casa, non ricordo di chi sia ma di certo non amava le spiagge, gli ombrelloni, l'abbronzatura e le lunghe file di macchine parcheggiate nei pressi degli stabilimenti balneari. più che l'estate, in realtà odio quel che significa per me: la sveglia, puntuale, all'incirca al sorgere del sole, la colazione con gli occhi ancora chiusi dalle tre ore scarse dormite la notte prima, l'odore di ammorbidente sulla casacca rossa, che mia madre lava ogni sera, al rientro a casa, un odore che se i primi giorni apprezzavo, perché mi distoglieva dalla salsedine e dal sudore, adesso mi stomaca. mughetto o lavanda, un tempo lo sapevo, ora si confonde con la salsedine, l'olio solare e la coca cola che puntualmente qualche imbecille sotto i cinque anni mi rovescia addosso quando vado a portare un lettino in più ad uno dei suoi due genitori rincoglioniti, che senza prendersela troppo a cuore mi liquida con 'lo scusi, mio figlio, se vuole gliela porto a lavare'. ed improvvisamente penso alla lavanderia dell'albergo, che un tempo doveva essere la bottega di un rinomato profumiere parigino, data la scia di ammorbidente che si percepisce non appena ci si avvicina al corridoio che porta al sotterraneo. altri odori. altro mughetto, lavanda o qualunque altra strana essenza pronta a stordire i miei ricettori nasali. altro bouquet floreale che si aggiunge a quello di mia madre, e che l'indomani si aggiungerà ad altra salsedine e ad altre bibite. e allora ringrazio, dico no non si preoccupi non c'è problema, sorrido e intanto cerco di aprire leggermente le fessure oculari al di sotto degli occhiali scuri per fissare nella mente le facce del piccolo idiota di turno e del suo accompagnatore. se chiamano aiuto mentre sono in acqua li lascio affogare. non succede mai, ma se succede, se solo si azzardano a tirare su un braccio giuro che stavolta lo faccio. li lascio lì. faccio finta di non sentire. anzi, mi alzo e di spontanea volontà preparo il lettino che di lì a poco dovrò portare all'ennesimo genitore incapace di insegnare alla prole ad impugnare una lattina. oppure posso dire di aver avuto un problema con le lenti a contatto. fatalità, proprio nel momento in cui un povero padre e suo figlio annegavano. si si questa delle lenti è quella giusta, capita che si sporchino, la sabbia, un colpo di vento, o magari che ne cade una ed è ancora peggio di averle perse entrambe, perché ti ritrovi improvvisamente con un solo occhio in grado di prendere il controllo della situazione e un altro totalmente incapace di intendere e di volere, che guarda - guarda, ma non vede - nel vuoto, e vaga tra contorni sfocati e colori indistinti, si si con questa delle lenti è fatta.

poi però non succede mai. loro non chiamano mai aiuto, io non perdo le lenti. il mattino dopo loro mi domandano ancora una volta un lettino in più ed io glielo porto, mi prendo mezza coca cola sulla casacca, loro si scusano, io dico che non c'è problema, e i giorni passano fin quando non arriva la data della partenza. loro salutano, ringraziano e dicono che sono tristi perché se ne vanno. io, con le palpebre mezze abbassate e la paresi in volto, sorrido, e penso che in fondo tutto questo non mi dispiace, ma se penso che rimango qui ancora per due mesi un po' di tristezza mi viene.

odio l’estate.

che ha dato il suo profumo ad ogni fiore
l'estate che ha creato il nostro amore
p
er farmi poi morire di dolore
odio l'estate

mia madre canta insieme a bruno martino e la sento dal bagno. odio l'estate perché odio le cose che sono di passaggio. le persone no, quelle mi piacciono, quelle che restano poco nella propria vita, il tempo di starci bene insieme senza che ne sia trascorso troppo e uno si affeziona. e anche se non ho nessuno che possa dirsi un vero amico, sono circondato di persone conosciute nelle occasioni più disparate, in spiaggia, in discoteca, in fila al cesso, dal benzinaio, e insieme usciamo, ci sbronziamo, ci raccontiamo le nostre vite ed ogni volta è come ricominciare lo stesso percorso ma con qualcosa che cambia sempre, ogni volta è come reinventarsi la propria storia, il passato, e ogni volta cambia un dettaglio, una parola, un luogo, una donna, ed è come vivere in un romanzo, dove tutto cambia a seconda di chi lo legge. mi piacciono, si, le persone che mi passano accanto, per poco, per un'ora, per un giorno, per un mese e poi di colpo spariscono. ed io non mi domando dove siano andate, perché se ne siano andate e non mi abbiano fatto sapere niente. penso che sono da un'altra parte, a riempire per un po' la vita di qualcun altro, ad incrociare un altro cammino, un'altra fila, un'altra spiaggia. e penso che è in fondo tutta una questione di coincidenze.


odio l’estate.

il sole che ogni giorno ci donava,
gli splendidi tramonti che creava,
adesso brucia solo con furor
.



mercoledì 22 luglio 2009

##a perfect circle##


La bellezza dei percorsi incompiuti sta nel poterli riprendere.

Nel decidere di abbandonarli, o di percorrerli ancora.

Come quelle strade che debbono essere attraversate più volte

perché siano comprese.

Quelle strade che riempiono le mattinate d’inverno,

chiare, lunghe e silenziose;

quelle strade che affollano la mente,

che, lente, si intrecciano

e frenano il fluire dei pensieri.

Le strade lungo cui le parole si affannano

a descrivere impressioni

che sanno di non poter custodire.

Strade come sentieri, cammini, infiniti tragitti popolati di incontri

e di confuse memorie.

Strade fatte di paesaggi, e passaggi irrisolti,

di scelte sbagliate, emozioni taciute,

di interruzioni, intenzioni, decisioni

false partenze e improvvisi stupori.

Strade da percorrere all’indietro

perché tutto possa essere più chiaro.

E crollino così le incertezze

le paure

le inibizioni,

si spezzino i legami

si ricompongano i frammenti

di emozioni soppresse

si torni a dare un senso

alle parole allora perse

e le espressioni, dimesse,

si colorino di nuova luce.

E sia l’inverno, col suo tempo

a ricondurmi al principio del cammino

in cerca di un mattino

o di un percorso da terminare.

***a blues lover***

sono la distrazione.
sono una parola
sono un'emozione
sono il sapore di una notte
che non ha colore
sono lo stupore, l'incanto
il tempo e l'asfalto
sono una sedia
un tavolo
un pezzo di pane
che mi ricorda di non rallentare
sono un fante, un santo, un poeta
sono colei che t'ama
e si nega
all'altrui gesto, bacio e assedio
sono quel che penso
e sono uno specchio
in cui potrai riflettere
ed aspetto
che tu mi riconosca
dietro colei che crede di poterti avere
unicamente nel nome di un sorriso
e sono stolta, sfatta e poco attenta
a misurare le parole, i gesti e i tempi
in base ai quali il mondo
si ostina a scandire questo mio universo.
sono rumore, riso e sudore
sono un punto
una costellazione
sono sangue, velluto e sono blu
sono la furtiva lacrima della domenica mattina
che cade, nei miei sogni, sul tuo corpo
e si lascia distratta
asciugare al sole.
ma sono il vento
e sono un'invenzione.