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mercoledì 25 maggio 2011

se qualcosa può andar male, lo farà (?)

Per dovere di cronaca - e non perchè ritengo che la questione abbia causato più notti insonni del dovuto ;-) -riporto con soddisfazione le ultime notizie dal fronte convivenza & comune: la settimana scorsa la ragione (o più probabilmente, la confusione mattutina) ha avuto la meglio e siamo finalmente riusciti a consegnare tutti i documenti dovuti. Presi dall'incredulità, dalla fretta e un po' dall'emozione, abbiam firmato due tre fogli ciascuno senza prestare troppa attenzione a quanto ci fosse scritto, nella speranza - beata ingenuità - che l'altro stesse leggendo per poi riassumere. Quindi possiamo solo sperare di non aver dato l'assenso ad ipoteche ventennali o a trapianti di reni. Ma a quanto pare, è filato tutto liscio e voilà, per il Regno del Belgio siamo diventati ufficialmente un couple cohabitante nel giro di dieci minuti e per la modica cifra di cinque euro.

Vinta una battaglia, ma non la guerra. O almeno, non ancora: concluso il pellegrinaggio allo sportello, ci è stato infatti spiegato che nel giro di qualche giorno avremmo ricevuto la conferma per iscritto della registrazione tramite posta. Bene. Tre ore fa, rientrando a casa, ho ritirato la posta dalla cassetta, tra cui una serie di offerte Carrefour/Lidl/Mediamarkt e lettere varie; mi appropinquo con baldanza verso l'ascensore ed apro la porta quando sento un inquietante SGUISSSHHH ... e ancora non so se per sbaglio una busta, un volantino o forse nulla sia sprofondato giusto nell'intercapedine tra ascensore e porta o se posso dormire sonni tranquilli perchè è tutto frutto della mia immaginazione.

Sta di fatto che, se mai la sfiga ha scelto di prenderci di mira, si tratta sicuramente della lettera del comune. Damn it.
 

martedì 17 maggio 2011

donna de panza

Attorno a me, solo donne incinte. E' incredibile (e un po' molesto in verita'), ma da qualche mese a questa parte mi ritrovo puntualmente circondata da gravide: a Bruxelles come in Italia, in metropolitana, al bar, nell'ascensore, al supermercato poi e' un defile' di pance over-size e mal di schiena. Sara' che sto attraversando una fase non esattamente pro baby - superata quella del lavoro minorile per spiagge e villaggi turistici - ma ho iniziato a farci veramente caso, e mi rendo conto che l'ennesima rigida stagione invernale ha mietuto vittime anche quest'anno. In primis, sul lavoro, dove fioccano congedi di maternita' - con gran gioia, per dovere di cronaca, di noi precarie in stato ben poco interessante.

A chi dice che tutto questo sia in realta' dovuto al diabolico piano del destino, che invia i suoi messaggi subliminali tentando di far scattare contemporaneamente gli orologi biologici di tutta la popolazione femminile belga e italiana, rispondo dicendo che piuttosto si rischia l'effetto opposto. E' un po' come dire di portare a termine delle missioni di pace sganciando le bombe intelligenti. Quindi destino, smettila.
E ben vengano tutte le foto, le faccine, i link sui passeggini, i sondaggi sulla scelta del nome, le ecografie, le nausee, le emozioni e gli aggiornamenti condivisi in tempo reale tramite ogni mezzo di comunicazione esistente. Ma vi prego, lasciate anche a me il diritto di cliccare su "rimuovi dalla bacheca" senza essere necessariamente tacciata di insensibilita'. Merci.



giovedì 12 maggio 2011

mi consola il consolato

questa mattina tappa (indovina?) al Consolato, che e' sito in una ridente stradina parallela all'elegante Avenue Louise, piu' precisamente tra una tavola calda libanese e un night club di dubbio gusto - un po' come i lampadari nella sala d'aspetto...
Altri timbri, altre firme e altri 12 euri poiche', e' bene saperlo, i certificati rilasciati dai comuni italiani all'estero sono validi per due mesi (a discrezione dell'impiegato allo sportello, chiaro, ma il periodo oscilla tra i due e i tre); la breve attesa è stata ingannata tra la lettura di un libro e il tentativo di carpire parole dalla conversazione delle vicine, in un dialetto che sembrava del sud, e molto molto stretto.


Tutto questo perché è da settembre che tentiamo di registrarci qui in Belgio come coppia convivente - un po' per amore e un po' per pagare meno imposte :-) - ma pare che, ahimè, questa convivenza non s'ha da fare, giacchè sono cinque volte che andiamo in comune e ogni volta c'è una novità: la prima volta mancava la traduzione, la seconda non c'era il timbro dell'ambasciata, la terza il database non era stato aggiornato, la quarta il database è stato aggiornato male, la quinta e piu' recente, i documenti erano improvvisamente scaduti. 


E l'ilarita' vien dal fatto che qualche giorno fa, durante il notiziario alla radio, è andato in onda uno speciale sulla situazione delle coppie conviventi a Bruxelles, e l'impiegato comunale intervistato (che probabilmente lavora come umpa-lumpa alla fabbrica di cioccolato, data la credibilità) esordiva spiegando che "registrare il proprio status di conviventi in Belgio è molto facile: basta recarsi al proprio comune di domicilio con un documento d'identità e un certificato di stato civile". Azz. Allora devo essere io a non aver capito nulla, o a finire sempre allo sportello sbagliato. 

venerdì 6 maggio 2011

intro


in Belgio non si dice "oui" ma "oué", e già da qui si capisce tanto
i negozianti non fanno la pausa pranzo ma chiudono alle 17.30
c'è una quantità impressionante di passeggini in ogni dove
i treni circolano sui binari opposti rispetto al resto dell'Europa


in Belgio non esiste lo stracchino
la spazzatura si butta per strada e si aspetta che il camioncino dei rifiuti passi a raccoglierla
la polizia di quartiere controlla i nomi scritti sui citofoni
si paga dovunque con il Bancomat, anche nei distributori automatici


in Belgio ci sono zone in cui gli abitanti non parlano né francese né neerlandese ma arabo o polacco
sandwich si scrive sanwich o peggio sanwish
si mangiano le cozze con le patatine fritte
una bottiglia d'acqua al ristorante costa il doppio di una bottiglia di birra

in Belgio ci si viene per curiosità
per amore
per lavoro
per caso
se non si hanno abbastanza soldi per andare in Francia
per capire se tutto sommato assomiglia alla Francia
per risvegliare una coscienza europea mai avuta
per scattare le foto al Mannekenpis
per scoprire che c'è una versione femminile e meno nota
per contare le palle dell'Atomium
per comprare scatole di praline di cioccolato come souvenir
per provare tutte le birre esposte e vomitare dopo le prime cinque
per alimentare gli stereotipi sui belgi
per conoscerli un po' meglio e superare i luoghi comuni
per avere la conferma che il posto migliore in cui vivere è sempre casa propria
per una nuova esperienza, perché dopotutto non si sta così male
anche se, per quanto ci si sforzi,
si ha sempre la sensazione di non appartenere a questi luoghi
o se non altro, non più di un cavolo a merenda.