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martedì 25 ottobre 2011

assessori ed assassini



Non ci sono due modi identici di fare la stessa cosa. Neanche se a farla è la stessa persona. Neanche quando si tratta di sbagliare.

Credo sia un po' questo il principio alla base di questa nuova generazione di test psico-attitudinali importati dagli Stati Uniti, patria per antonomasia della libertà - di sbagliare, appunto. Quei test che non vogliono misurare le conoscenze accademiche o teoriche, bensì aspirano a valutare le competenze individuali di un candidato inserito in una situazione lavorativa verosimile. Il che, a detta dei geni plurilaureati autori dei nuovi sistemi di valutazione, dovrebbe rivelare con buona certezza il comportamento probabile del soggetto quando quest'ultimo si troverà ad affrontare un dato problema nella vita reale d'ufficio.

Tradotto in termini pratici, la brillante tecnica in questione riesce in realtà a tirar fuori il peggio delle persone - qualora sia questo uno degli obiettivi auspicati, allora sì che i suoi autori possono essere considerati dei geni. Nello specifico, il peggio di cui sopra si declina poi in molteplici sfaccettature: dalla palese menzogna relativa alle proprie capacità salvifiche alle manie di protagonismo degne del Re Sole, passando per il finto disinteressato buonismo e la "sindrome dell'incompreso" (che solitamente affligge chi, arrivato sul luogo dell'esame, si accorge per un qualunque motivo di essere il diverso: l'unico con una cravatta a pois, l'unica con la camicia a maniche corte, l'unico con il diploma dell'istituto alberghiero, etc.).
Ne consegue che, qualora si faccia parte della rosa dei candidati, bisognerà accettare stoicamente l'inevitabile: vale a dire, sopportarsi a vicenda durante i vari momenti comuni previsti dalle prove del concorso e soprattutto mettere in conto che tutte le pause caffè/pranzo/spuntino (e probabilmente i pochi minuti di relax trascorsi alla toilette) verranno probabilmente condivise col Re Sole e il diverso.
L'acme si raggiunge durante l'esercizio di gruppo, in cui gli ostaggi si ritrovano attorno ad un tavolo "per cercare di risolvere con intelligenza e geniali intuizioni un problema del cazzo" (come l'ha definita, in maniera altrettanto intuitiva, un mio amico qualche tempo fa).

Consapevole del fatto che prima o poi sarebbe toccata anche a me l'impagabile avventura, ho iniziato a documentarmi sul tipo di prove che mi attendevano, sul funzionamento del centro di valutazione e prevedibilmente, sui DOs/DON'Ts che promettevano di garantirmi il successo sicuro. Mi ha sorpreso trovare al primo posto, nella lista delle cose da fare, a caratteri cubitali

SMILE AND BE POLITE.

Più che sorpreso, in realtà mi ha intristito pensare che qualcuno prima di me abbia avuto bisogno di leggerlo e qualcuno prima ancora abbia pensato che fosse una buona idea scriverlo. Non mi stupirei se fossero stati gli stessi geni plurilaureati a farlo, una volta visto il casino che hanno combinato con la loro brillante intuizione.