Cerca nel blog

lunedì 22 ottobre 2012

attenzionen, riparazionen

buon dio, questo blog con la sua 'ultima data di pubblicazione' mi ricorda la beata incostanza che accompagna tutte le attività extracurriculari nelle quali ho preteso dilettarmi dalle superiori in poi, a partire dal tentato disegno di fumetti fino al piccolo bricolage, passando per il collage, i braccialetti, gli scooby doo, il giardinaggio, il pianoforte, il corso di portoghese, quello di yoga e la domenica in bici.
il bello è che ne accadono di cose bizzarre e/o interessanti che varrebbe la pena raccontare, ed ogni volta penso "questa me la devo ricordare per scriverla sul blog", poi arrivano le e-mail dell'ultimo minuto, le telefonate del capo-del mio capo-del mio capo che chiedono cose urgentissime con deadline ieri, gli scioperi, lo scioglimento dei ghiacciai, la scomparsa delle api dall'ecosistema e le campagne elettorali che sconvolgono un po' tutti i piani e i buoni propositi ("da domani, ogni settimana, almeno mezz'oretta la devo trovare per scrivere un post, che ce vo'?"). scrivessi per un portale di notizie internazionali, a quest'ora il mio ultimo articolo sarebbe dedicato alla caduta del muro di Berlino.
che poi, dicevo, di episodi ce ne sono stati. qualche giorno fa ad esempio il brioso piano vacanze prevedeva una missione in Germania con obiettivo acquisto di materiali per i lavori di ristrutturazione attualmente in corso nell'appartamento belga. brrr, sento il lettore tremare dall'eccitazione. la cosa simpatica da sapere in realtà è che i negozi di fai-da-te nel dolce regno del Nord Reno-Westfalia non hanno nulla a che vedere con i nostri Brico & co. se il Brico italiano equivale al telefono a gettoni, il Bauhaus tedesco è l'iPad con videochiamata. innanzitutto, all'ingresso c'è un bar/panetteria/tavola calda, pronto ad accogliere i pellegrini che, dopo aver attraversato tutto il Royaume de Belgique a piedi dalle sei del mattino, arrivano a cercar ristoro nel punto vendita teutonico. lì, in un trionfo di pretzel, kasekuchen, strudel, salsiccioni e salumi rosa shocking, il viandante ritrova il calore e l'ospitalità di un tendone dell'Oktoberfest pieno di italiani, e una volta rifocillatosi a dovere, è pronto ad affrontare i doverosi acquisti.
varcata la soglia del Bauhaus, nella prima corsia ci sono già le decorazioni natalizie in bella mostra, perchè il popolo tedesco si sa, è previdente e fa le cose con giusto anticipo. superati punteruoli, palle, palline, renne e slitte fosforescenti, pot-pourri aromatici alla cannella, vaniglia e wurstel, nonchè gli immancabili finti abeti in pvc e lana di vetro, si aprono le porte del paradiso per tutti quei maschietti che, come il mio, sognano in segreto di trascorrere le giornate in garage a riparare macchinari e costruire mobili. una miriade di utensili di cui ignoro la definizione e l'utilizzo anche in italiano, che trasudano testosterone al solo pronunciare le ottantacinque consonanti del nome. non manca il reparto fashion, con tanto di giacche, tute, scarpe ed accessori per lui e per lei.
già, perchè il negozio germanico è decisamente gender-friendly, benchè ingenuamente credessi che questo fosse dominio esclusivo maschile. un paio di vispe donzelle, che chiameremo Helga e Otburga, si aggirano per i corridoi con altrettanta familiarità di una massaia al banco taglio del supermercato (o per alimentare le polemiche di qualche settimana fa, diremo di Barbara d'Urso in una cabina di interpretazione). non nego il senso di inutilità e l'inettitudine che contraddistingue il mio vagare senza meta tra pile di cemento, secchi di collante per fughe e attrezzi visti finora solo nelle apparizioni televisive dei Village People (c'era uno col caschetto da muratore, se non erro. O erro?). ciononostante, consapevole dei miei limiti, decido di non fare troppe domande ed accompagno silenziosamente Domen che fa la spesa.
ne usciamo dopo due ore e mezza carichi, i.a., di cavi, prese, interruttori, bustoni da 20 kg di sigillante (?), 20 pacchi di piastrelle da 15 chili l'uno, due termosifoni e una doccia con luci e radio (non scherzo, stiamo per montare una cabina doccia con la radio dentro, astenersi commenti). comprese tre sessioni di carica-scarica dal furgoncino noleggiato per l'occasione, e quindi tre passaggi dalle casse - dove, e questo è degno di nota, è previsto un pulsante tipo quelli per l'autodistruzione dell'edificio, tramite il quale il cliente può richiedere l'apertura di una nuova cassa in caso sia in fila da più di cinque minuti. a Bruxelles e nel centro commerciale difronte casa a Vasto credo esista il pulsante opposto.
Dopo un panino veloce al Burger King di turno (dove ritroviamo Helga e Otburga, che mangiano tre cheeseburger l'una), rientro chez nous e nuovo carico-scarico del furgoncino, carico-scarico nell'ascensore e spacchettamento generale. alle 22:00pm siamo collassati sul divano col cerotto antidolorifico sulla schiena alla Balotelli e le mani ruvide dei muratori. ma ammetto che l'idea di rendere questo appartamento un po' più 'nostro' non mi dispiace. anche se inevitabilmente il tutto comporta 10 ore ininterrotte di trapano e polvere ovunque.
come da qualche giorno a questa parte, da quando abbiamo adottato due amabili elettricisti polacchi che non ho idea cosa si dicano durante i lavori ma sfondano pareti e piazzano cavi che è un piacere. quegli stessi cavi acquistati nel Bauhaus tedesco. Merci l'integrazione europea, che in polacco credo si dica dzywiedyzxkwczciè :-)

1 commento:

Marco ha detto...

Chiaretta, allora? Le pareti che i polacchi hanno tirato giù siete riusciti a ergerle nuovamente oppure avete il cellophane alle finestre come i calabresi sul lunotto della macchina?
A quando il nuovo post?